Baked Alaska, pollo alla Kiev, ali di pollo alla Buffalo. . . ci sono così tanti cibi che siamo abituati a chiamare con i nomi di luoghi da tutto il mondo! Ma vi siete mai chiesti da dove vengono quei nomi? Eccovi un assaggio di storia culinaria e dell’affascinante cultura linguistica che potete trovarvi nel piatto.
Gli eroi locali
A volte la risposta più semplice è quella giusta: alcuni cibi provengono davvero dal luogo di cui portano il nome. La vaniglia del Madagascar proviene dal Madagascar, le ali di pollo di Buffalo sono state inventate in un ristorante a Buffalo, New York, e l’anatra alla pechinese è originaria di Pechino. In molti casi, il cibo ha addirittura contribuito a rendere celebre il proprio luogo di nascita.
In particolare, tendenzialmente il cibo assume il nome della città natale quando c’è qualcosa di speciale che lo contraddistingue. Basti pensare al manzo di Kobe, alle galline della Cornovaglia o al parmigiano reggiano, che presentano tutti qualità uniche e una rarità legate alla loro regione di provenienza. Gli originali pomodori San Marzano, ad esempio, assumono il loro ricco sapore per via del terreno vulcanico nei pressi del Vesuvio. In effetti, per molti di questi prodotti esistono normative governative ufficiali relative all’utilizzo dell’etichetta, come la “Denominazione di Origine Protetta” (DOP) in Europa e nel Regno Unito (ecco perché è importante non chiamare “champagne” uno spumante qualsiasi).
Gli impostori
Tuttavia, non tutti i piatti hanno preso nome dal loro effettivo luogo di provenienza. Molti nomi derivano da errori linguistici e incomprensioni. I carciofi di Gerusalemme (topinambur), ad esempio, non sono legati a Gerusalemme e non sono nemmeno carciofi. Qual è allora la spiegazione per questo nome? Gli italiani immigrati negli Stati Uniti chiamarono questo tubero girasole; ciò creò confusione a chi parlava inglese e la parola venne ad americanizzata come il nome come “Jerusalem”.
Allo stesso modo, il pancake farcito Dutch Baby non ha nulla a che fare con i Paesi Bassi o con i bambini. Il nome è stato coniato in un ristorante di Seattle perché il piatto era basato su un pancake tedesco e i proprietari hanno semplificato la parola “Deutsch” in qualcosa di più facile da pronunciare.
Alcuni “impostori” hanno anche un background storico intrigante. Il Baked Alaska è stato inventato nel famoso ristorante Delmonico’s di New York, piuttosto lontano dal paese di cui porta il nome. Questo dolce è stato ideato alla fine dell’Ottocento per celebrare l’acquisizione dell’Alaska, prima appartenente alla Russia, da parte gli USA.
I miracoli del marketing
Infine, alcuni alimenti devono il proprio nome a campagne di branding mirate. Spesso viene utilizzato un nome “esotico” per mascherare le umili origini di un piatto dalla patina lussuosa. La torta al cioccolato tedesca, ad esempio, non ha nulla a che fare con la Germania. Questo dolce prese il nome da Samuel German, un produttore di cioccolato statunitense che utilizzò abilmente la ricetta della torta per aumentare le vendite nazionali del proprio cioccolato.
Ad altri alimenti è stato attribuito un nome che sfruttasse tendenze popolari nel mercato. Il Crab Rangoon (bigné di granchio) è nato da un’idea del ristorante Trader Vic’s di San Francisco, che voleva sfruttare l’interesse del pubblico per i tiki bar. E lo yogurt greco non viene necessariamente dalla Grecia; si tratta solo del nome attribuito allo yogurt colato. Tuttavia, l’associazione con la Grecia e la cosiddetta dieta mediterranea contribuisce a rafforzarne la reputazione come alimento salutare. In realtà, negli Stati Uniti non esiste una definizione legale standard di yogurt greco, quindi attenzione a cosa comprate!
Il cibo che mangiamo ci ricorda come le sfumature linguistiche possano avere un impatto importante in tutto il mondo. Che stiate lavorando con libri di ricette, menu di ristoranti o prodotti alimentari, un traduttore esperto può aiutarvi a garantire che ogni dettaglio venga tradotto accuratamente per il vostro pubblico.
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